L’Italia avanza verso la mobilità sostenibile e lo fa con un incremento delle infrastrutture dedicate alla ricarica delle auto elettriche. A fine 2022 si contano 36772 punti di ricarica sul territorio nazionale, ovvero almeno uno in un raggio di 30 kilometri.
Secondo il rapporto pubblicato dall’Associazione Motus-E, nel corso del 2022 sono stati installati 10.748 nuovi punti di ricarica pubblici, di cui il 27% di alta potenza, segnando un aumento del 41% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, questi punti di ricarica non sono ancora sufficienti a soddisfare la crescente domanda di auto elettriche nel Paese.
La distribuzione dei punti ricarica: oltre la metà nel nord Italia
Nonostante le infrastrutture di ricarica delle auto elettriche in Italia stiano progressivamente aumentando, il processo di sviluppo procede ancora lentamente. Ci sono ancora alcune sfide che devono essere affrontate, come la necessità di installare più punti di ricarica, specialmente nelle zone rurali e periferiche, per migliorare la loro accessibilità, affidabilità e l’accesso alla mobilità sostenibile. Se disponete di un’auto elettrica e avete difficoltà a trovare le stazioni di ricarica vicine a voi, potete usufruire dell’applicazione Coyote, che vi permette di localizzare in tempo reale tutte le stazioni di ricarica presenti sul vostro percorso.
La distribuzione in Italia. Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio, al momento il Nord Italia detiene la maggioranza delle colonnine di ricarica pubblica, rappresentando il 58% del totale, con la Lombardia che possiede il 16% delle infrastrutture. Il 22% delle colonnine si trovano al Centro, mentre il Sud e le Isole ne detengono il 20%. Nelle 14 città metropolitane, che ospitano circa il 36% della popolazione, è presente circa il 33% delle colonnine totali. Roma è la città che ha il maggior numero di colonnine di ricarica (2.751), seguita da Milano (1.927), Torino (1.641), Venezia (1.372) e Firenze (882).
Il PNRR incentiva la crescita delle infrastrutture, ma i fondi sono a rischio. Il Governo Italiano sta lavorando per migliorare la situazione attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevede di investire una cifra significativa in infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici entro il 2026. Inoltre, ci sono anche iniziative private e pubbliche che mirano ad aumentare il numero di stazioni di ricarica, come ad esempio la collaborazione tra Enel e IKEA per installare punti di ricarica nelle aree di parcheggio dei negozi IKEA.
È però necessario un intervento politico per evitare lo spreco dei 700 milioni di euro del Pnrr destinati all’installazione di oltre 21.000 stazioni di ricarica ad alta potenza. Attualmente, a causa della normativa attuale, c’è il rischio che non si riescano a utilizzare le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea, almeno per il primo bando di gara che scadrà a maggio e che non è ancora stato aperto.
Autostrade ancora poco servite, bisogna snellire le autorizzazioni e burocrazia. L’Italia è in ritardo nello sviluppo di punti di ricarica sulle autostrade. Questo perché i processi autorizzativi per l’impianto delle stazioni di ricarica sono troppo lunghi e complessi. Circa il 19% delle infrastrutture di ricarica installate risulta inutilizzabile dagli utenti finali, perché non è stato ancora possibile realizzare il collegamento alla rete da parte dei distributori di energia o per altre ragioni di natura autorizzativa.
Al fine di incentivare l’utilizzo dei veicoli elettrici, è necessario lavorare per superare il ritardo nell’installazione delle colonnine sulle autostrade, una situazione unica in Italia, per la quale non sono ancora stati aperti i bandi per l’installazione delle stazioni di ricarica da parte dei concessionari. Per continuare a fare progressi nella costruzione di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici, è fondamentale affrontare la questione dei tempi e della complessità delle autorizzazioni, soprattutto per i comuni più piccoli.
Per questo motivo, il rapporto di Motus-E sottolinea l’importanza che tutti gli interventi normativi di semplificazione degli iter vengano pienamente attuati dalle amministrazioni locali.